Autorizzazioni ambientali e idrauliche passano dalle Province alla Regione e si fanno più semplici

Più certezze sui tempi per gli imprenditori che devono chiedere un’autorizzazione ambientale, ma anche moduli tutti uguali e identiche procedure e passaggi in tutta la Toscana. In tre parole: burocrazia più semplice. Le autorizzazioni che finora erano in capo alle Province, passeranno per competenza alla Regione. Idem per il settore idraulico e il demanio idrico. Lo stabiliscono due delibere approvate oggi che sanciscono il subentro dell’ente toscano alle Province e alla Città metropolitana in forza della legge regionale 22 del 2015.

“Abbiamo approfittato – spiega Rossi – del trasferimento delle funzioni dalle Province per dare una risposta alle preoccupazioni e lamentele di molti imprenditori raccolte sul territorio. In un mercato libero servono regole ma anche certezze”. “Noi ci impegniamo ad offrirle e se ci riusciremo – dice – avremo fatto una rivoluzione in una materia, come quella delle valutazioni e autorizzazioni ambientali, che fa impensierire parecchie imprese”.

La Regione si occuperà dei procedimenti futuri ma subentra anche a quelli in corso avviati dalle Province in materia di ambiente, energia, parchi ed aree protette e Via, il che significa autorizzazioni ambientali, energetiche, valutazioni di incidenza, procedimenti in materia di valutazione di impatto ambientale ed altre sigle simili. Prendiamo il caso di una carrozzeria, di un autolavaggio, di una saponeria, di una impresa di calcestruzzo, di una conceria o di una cartiera. Qualsiasi impresa che emette nell’aria fumi o scarica nelle fogne acque legate a qualche tipo di lavorazione deve chiedere un’autorizzazione e dimostrare che tutto sia in regola e che ogni scarico vada nel posto giusto e nel modo corretto. Se rinnova gli impianti, deve produrre nuove certificazioni. Gli obblighi variano a seconda delle tipologia e della grandezza dell’azienda. Se è piccola basta un’Aua, ovvero un’autorizzazione unica ambientale. Se tanto piccola non è potrà essere necessaria un’Aia (autorizzazione integrata), una Via (valutazione di impatto ambientale) o anche una Vinca (valutazione di incidenza ambientale). Un’autorizzazione serve anche alle aziende agricole, che magari devono smaltire il letame o altri residui. La Regione si impegna a rilasciarle nei tempi previsti dalla normativa nazionale ovvero dai sessa nta fino a un massimo di 150 giorni a seconda dei casi.

C’è però anche dell’arretrato da smaltire. Sono circa 1500 i procedimenti avviati dalle Province successivamente al 1 luglio 2015 e non ancora conclusi. Alcuni territori ne hanno accumulati di più e per i motivi più vari, anche solo perché maggiori sono le aziende che li hanno richiesti. Certe Province di arretrati ne hanno ben pochi. La Regione subentra in tutti i casi, con un impegno. “Intendiamo azzerare quelle pratiche entro tre o quattro mesi” dice Rossi. Per i procedimenti invece avviati prima del 1 luglio 2015 e ancora inevasi, sarà l’interessato stesso a dover richiedere la riattivazione del procedimento. Altrimenti saranno archiviati. Stessa cosa vale per i procedimenti in materia di difesa del suolo, ovvero le autorizzazioni idrauliche, concessioni delle acque e del demanio idrico: la Regione subentra alle Province e alla Città metropolitana per tutti quelli in corso.

“Il nostro obiettivo – sottolinea l’assessore Federica Fratoni – è quello di dare certezze: uniformità nelle procedure e rispetto dei tempi di legge per il rilascio di una autorizzazione in tutto il territorio della Toscana. Per una Aia, ad esempio, un’ impresa dovrà utilizzare lo stesso modulo di richiesta in tutta la Toscana, dovrà presentare la stessa documentazione allegata ad Arezzo come a Massa Carrara e i passaggi ed i tempi degli uffici dovranno essere gli stessi a Pisa come a Grosseto”.

“La Regione – aggiunge – deve fare un salto di qualità rispetto alle Province e lo farà sulla capacità di garantire una lettura d’insieme dei problemi ed un coordinamento dei tanti soggetti competenti a rilasciare pareri e autorizzare, a partire dalla rete dei Suap, gli sportelli unici per le attività produttive, cui compete far iniziare ciascun procedimento”. “Tutto questo tra qualche tempo – conclude – si potrà chiamare semplificazione”.

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